Parcheggio Rota, è polemica tecnica tra l’ing. Donadio e l’avv. Antonetti
SORRENTO – Sul ripristino dell’area a verde nella zona di Via Rota dove sono stati intrapresi, e poi bloccati, i lavori per realizzare un mega parcheggio interrato (256 box), registriamo una vivace polemica sull’aspetto tecncio-legale-amministrativo tra l’ingegnere Alfondo Donadio (dirigente dell’Ufficio Edilizia Privata del Comune di Sorrento) e l’avv. Giovanni Antonetti (responsabile dell’Italia dei Valori). Una querelle giocata sull’interpretazione e sulla conseguente applicazione della normativa amministrativa e penale stante l’intervento con cui la Magistratura ha predisposto il sequestro del cantiere, successivamente dissequestrato dietro il pagamento di un’oblazione. Il dibattito resta aperto e così l’ing. Donadio ha risposto all’avv. Antonetti: “Pur essendo d’accordo con Lei che il titolo edilizio, pur se rilasciato dal commissario ad acta all’uopo designato, sicuramente non esautora questo Ente dai poteri di verifica, Le faccio presente che un suo eventuale annullamento allo stato non è possibile….
Infatti i motivi di un eventuale annullamento del titolo, da fondare esclusivamente sui contenuti dell’ordinanza del GIP di rinvio a giudizio, derivanti sulla possibilità o meno di effettuare parcheggi – di cui alla L.R.19/2001 – in zona 6 del PUT – esporrebbe l’Ente, in caso di giudizio penale a favore degli indagati, all’esborso di un forte indennizzo a loro favore, con conseguente danno erariale. Diversa e sicuramente opportuna sarebbe provvedere in tale direzione solo dopo una eventuale sentenza penale di merito, che acclari i rilievi mossi dal GIP nel rinvio a giudizio ribadito nella sentenza della Corte Suprema di Cassazione n. 22355. Evidenzio infatti che l’azione penale allo stato risulta acclarata solo ed esclusivamente per il solo sequestro preventivo del bene”. Dal canto suo l’avv. Antonetti, cui la nota dell’ing. Donadio è indirizzata, ha cosi commentato la vicenda: “Non sono d’accordo con le motivazioni tecniche addotte sia perché l’ingegnere a mio avviso confonde il profilo penale con quello amministrativo dell’annullamento del titolo edilizio, sul quale è stato esplicitamente richiesto il suo intervento e per il quale lui stesso afferma di non essere esautorato da <<poteri di verifica>> (ed allora perché non ci risponde nel merito?), sia perchè le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione, ancorchè riferite ad un provvedimento cautelare (il sequestro) sono così articolate, dettagliate e pesanti che non credo possano essere disattese in fase dibattimentale. Aldilà dell’aspetto tecnico, il problema è politico – continua Antonetti – come già accaduto per la costituzione di parte civile per il processo di via Rota, anche in questo caso è mancato il coraggio di prendere una decisione storica, che avrebbe fatto comprendere ai cittadini una netta presa di distanza da questa continua aggressione al nostro territorio ed alle nostre bellezze naturali. Gli stessi cittadini che hanno firmato la petizione e la cui volontà non è stata tenuta in nessun conto, preoccupandosi invece del <<danno erariale>> che sarebbe derivato da un’ azione legale della società costruttrice. Eppure in altre occasioni, come nel caso degli infopoint o degli impianti alla Regina Giovanna, sono stati adottati provvedimenti quantomeno discutibili, proprio dal punto di vista tecnico”.