Sorrento

PD e info point: non tornano i conti sul costo del lavoro

Stampa
Alessandro Schisano (PD)

SORRENTO – Non accenna a placarsi la polemica tra le forze politiche sull’affidamento del servizio dell‘info-point e questa volta è il Partito Democratico, con il consigliere Alessandro Schisano, a rilevare che i conti non tornano per quanto concerne il “costo del lavoro”, cioè le retribuzioni pagate al peraonale impegnato nel servizio da parte dell’Associazione Sorrento Siren. Il Partito Democratico ha voluto “fare due conti” sulla base degli importi indicati nel capitolato speciale d’appalto ed è emerso che il costo orario per addetto che il Comune di Sorrento è disposto a pagare per questo servizio ammonterebbe a 5,73 euro lordi.

Da qui è partita una richiesta di chiarimenti che ilconsigliere Alessandro Schisano ha rivolto al Sindaco, nonché al Segretario Generale e al Dirigente del I Dipartimento dell’ente di Piazza S. Antonino. Gli aspetti sui quali sono state chieste spiegazioni agli uffici comunali sono molteplici, ma quello sicuramente più importante riguarda proprio la richiesta di verifica che il valore economico dell’appalto sia adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro, considerate le caratteristiche e le prestazioni previste dall’affidamento in questione. “Aspettiamo le risposte ai nostri quesiti – dichiara il consigliere Alessandro SchisanoAnche se nel frattempo il Dirigente ha proceduto all’affidamento del servizio per i prossimi tre anni, il PD Sorrento attende di conoscere in particolare i parametri in base ai quali il Comune ritiene congruo pagare un costo orario di 5,73 euro lordi per un operatore addetto all’erogazione di un servizio definito dal Comune stesso di “alta specializzazione” quando nel settore turismo, sulla base delle tabelle predisposte dal Ministero del Lavoro, la cifra più bassa ammonterebbe a più di 15,00 euro lordi“. Dai rilievi del Partito Democratico scaturisce un’ulteriore considerazione qualora venisse confermata l’assoluta non congruità della retribuzione. Si tratta del principio stabilito dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n°4290 dell’1 febbraio 2012, ha condannato per il “reato di estorsione il datore di alvoro che approfittando della situazione del mercato di lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell´offerta sulla domanda, costringe i lavoratori, minacciando il licenziamento, ad accettare una paga inadeguata rispetto al lavoro svolto e, piú in generale, condizioni di lavoro contrarie alle leggi e ai contratti collettivi”. Praticamente non è possibile “sfruttare” il lavoratore e sottopagarlo rispetto alla prestazione effettuata. E’ chiaro che il problema sollevato dal PD dovrà necessariamente trovare una risposta coerente con la vigente normativa in merito al rispetto dei contratti di lavoro, circostanza che sarebbe dovuto emergere in sede di analisi dei costi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*