Il degrado della “Regina Giovanna”, la denuncia di Antonetti (IdV)
SORRENTO – Nessun provvedimento, purtroppo, è stato adottato dall’Amministrazione comunale per risolvere lo stato di degrado, abbandono ed incuria in cui versa ormai da due anni il complesso archeologico immobiliare della villa marittima di “Pollio Felice”, in località Capo di Sorrento, acquistato dall’ente comunale il 23 dicembre 2003 per il prezzo di oltre 3milioni di euro. Non è bastato l’impegno dell’Italia dei Valori, che dall’insediamento della giunta Cuomo, ormai da circa due anni, ha segnalato a più riprese il problema, anche con dettagliati dossier fotografici, ha avanzato proposte per valorizzare il sito, sino a giungere alla presentazione di un’interrogazione parlamentare, a firma del senatore Nello Di Nardo, il 13 aprile 2011, indirizzata ai Ministri per i beni e le attività culturali e per il turismo.
“La situazione non è affatto cambiata – afferma l’avv. Giovanni Antonetti responsabile dell’Italia dei Valori in penisola sorrentina – anzi è addirittura peggiorata. Infatti, per inspiegabili motivi, il cancello di protezione a monte del sentiero che conduce al sito archeologico è sempre aperto e ciò rende ancora più rapido l’avanzamento dello stato di degrado dell’area. Ora è addirittura possibile giungere con mezzi di locomozione sino all’area archeologica. Le antiche cisterne romane sono diventate una sorta di parcheggio, oltre ad essere oggetto di atti vandalici, anche notturni, da parte di ragazzi che imbrattano i muri con graffiti e murales, dopo averne fatto luogo di bivacco. E’ uno scandalo nazionale! Cosa penseranno mai i turisti che visitano questa zona, ridotta in queste condizioni? Vergognoso! E’ inconcepibile che l’amministrazione non adotti provvedimenti, anche semplici, per arginare il degrado facendo, ad esempio, immediatamente chiudere il cancello, ed invece impegni risorse in quell’area, come fatto di recente, per spettacoli in costume ed altre amenità! Non c’è un progetto, non un’idea di valorizzazione – conclude Antonetti – per evitare che un considerevole patrimonio archeologico venga abbandonato all’incuria più totale. Non sono state mai adottate misure per consentire una programmazione per la pubblica fruizione del sito archeologico, neanche sotto il profilo culturale”.