Piano di Sorrento

Piano di Sorrento, la segreteria comunale oscura le info sugli atti per “privacy”

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Antonio D'Aniello

PIANO DI SORRENTO – In occasione dell’ultima seduta del consiglio comunale il dibattito si è soffermato, a seguito di un’interrogazione presentata dal consigliere Antonio D’Aniello, sulla funzionalità del sito web istituzionale dando vita a una discussione cui hanno preso parte, oltre al consigliere di opposizione, l’assessora Rossella Russo e il vice segretario comunale Giacomo Giuliano.

Giacomo Giuliano

Che cosa si è detto di strano o di particolare sull’argomento ce lo riassume il consigliere D’Aniello con un post pubblicato sul suo blog: “Se digitate su google Comune di Piano di Sorrento il primo sito che vi apparirà sarà quello di asmenet, cioè la società che ci curava il sito fino a qualche anno fa (quattro, sembra). Dal Comune hanno pensato ‘bene’ di fare un reindirizzamento dalla pagina di Asmenet a quella del sito ufficiale del comune che è www.comune.pianodisorrento.na.it. Il problema è che l’indicizzazione di google così facendo continuerà (e così è stato) a lasciare in testa il sito di Asmenet e non quello ufficiale del Comune. Asmenet poi sta fallendo e quindi a volte è impossibile utilizzare quella pagina facendo così sembrare il sito del Comune irraggiungibile.

Il secondo punto è che il tutto è stato affidato (direttamente) ad una società esterna Kelyon s.r.l. che  gestisce il sito per  4950 Euro pià iva all’anno cioè praticamente circa 5500 Euro. Tal cifra definita dall’Assessore Rossella Russo non eccessiva. Insomma in 4 anni abbiamo speso 20.000 euro per un sito, non abbiamo un indicizzazione decente su google non è eccessivo? Il contratto con la società non esiste, esiste solo una determina che viene rinnovata di volta in volta.  Quella di cui sono in possesso è l’ultima del 30/12/2011 che oltre stabilire che per tre mesi il servizio costerà 1500 Euro si specifica anche cosa dovrà fare la società, riassunto al punto due della determina: – Dare atto che la suddetta ditta presterà il proprio servizio, garantendo sia il pronto caricamento di ogni informazione, sia la soluzione immediata di ogni problematica grafica e strutturale del sito, sia la nuova impostazione grafica di eventuali nuovi servizi, anche mediante collegamenti telematici con i vari settori dell’ente”. La seconda parte riguarda la riservatezza dei dati che talvolta potrebbero entrare in possesso. Durante la stessa seduta di consiglio comunale l’Assessore Maurizio Gargiulo mi ha invitato a proporre un taglio, quasi una piccola sfida. Sfida che io giro a voi, se avete società informatiche date uno sguardo al sito del Comune di Piano e fateci arrivare delle proposte di preventivo. Mi meraviglia che l’Assessore Russo, presentata da molta stampa come ‘il nuovo che avanza’ abbia lasciato correre una situazione così per tutti questi anni”.

Allo stesso argomento il settimanale AGORA’ dedica un articolo che approfondisce l’argomento evidenziandone i riferimenti legislativi richiamati dal dott. Giuliano nel corso del Consiglio a proposito della riforma avanzata in sede comunitaria proposta dalla Commissaria Viviane Reding. Con questa solerte, ma imperfetta applicazione della norma da parte del dott. Giuliano si realizza un’operazione di oscuramento dell’informazione istituzionale, cioè pubblica: in effetti quelli che devono essere oscurati, cioè non resi accessibili in modo continuato, sono soltanto i “dati sensibili” eventualmente contenuti in alcuni atti e inerenti le persone o enti, non già l’attività amministrativa in quanto tale che per definizione è pubblica e quindi accessibile. Quindi il Comune di Piano di Sorrento e per esso chi sovrintende alla direzione del servizio, deve premurarsi eventualmente di oscurare solo ed unicamente tali informazioni negli atti dove li stessi siano contenuti in forma sensibile. Invece con il criterio adottato estensivamente da parte del dott. Giuliano, avallato a quanto pare dall’Assessora Rossella Russo si “oscura” il sito privando innanzitutto il Cittadino del diritto all’informazione sugli atti pubblici – tutti quanti – che sono prodotti dall’Ente. E’ chiaro che è molto più semplice, agevole e comodo per l’Ente cancellare tutti gli atti trascorsi i canonici 15 giorni di pubblicazione piuttosto che intervenire su ognuno di essi per rimuovere eventuali riferimenti considerati dalla legge a diritto di tutela (e in quanto tali da oscurare nei modi prescritti), ferma restando la pubblicità degli atti che altrimenti diventano praticamente indisponbili al cittadino…alla faccia della società dell’informazione e della trasparenza. La legge distingue i dati come appresso indicato:

Per “dato personale” è intesa “qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale” (art. 4, lett. b, del Codice della Privacy – Dlgs 196/2003);
dati sensibili” sono quei “dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale” (art. 4, lett. d, del Codice della Privacy – Dlgs 196/2003);
dati giudiziari” sono “i dati personali idonei a rivelare provvedimenti di cui all’articolo 3, comma 1, lettere da a) a o) e da r) a u), del d.P.R. 14 novembre 2002, n. 313, in materia di casellario giudiziale, di anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato e dei relativi carichi pendenti, o la qualità di imputato o di indagato ai sensi degli articoli 60 e 61 del codice di procedura penale” (art. 4, lett. e, del Codice della Privacy – Dlgs 196/2003).

I dati giudiziari e sensibili devono essere trattati con tecniche di cifratura od uso di codici identificativi. I dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale devono essere conservati separatamente da altri dati personali trattati per finalità che non richiedono il loro utilizzo. E’ sulla base di tale classificazione e degli specifici riferimenti alla norma dei singoli atti che il Comune deve procedere a tutela della privacy: altrimenti trasformiamo i siti istituzionali in belle paginette di promozione e di eventi che con la pubblicità e la trasparenza hanno poco o nulla che fare! E’ opportuno quindi che il consigliere Antonio D’Aniello, in qualità di presidente della Commissione Consiliare per la trasparenza, dia lugo a un’istruttoria formale e approfondita di tutta la problematica che tenga conto di tutto quanto evidenziato e anche dei palesi conflitti e relative contraddizioni emerse in modo da porre rimedio con urgenza a un “grave errore” di cui forse non tutti sono pienamente consapevoli.

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