Diario Politico©Raffaele Lauro,  Piano di Sorrento

Anna Iaccarino sui libri-inchiesta: siamo una società a memoria corta!

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di Anna Iaccarino*

Caro Direttore,
mi auguro che quest’articolo e, più in particolare, la diffusione dei libri-inchiesta abbiano una forte eco nel tessuto sociale e che servano a scuotere gli animi, risvegliando le menti intorpidite dal famoso periodo storico-politico da Te illustrato. La nostra società sembra aver memoria molto corta, sembra riuscire a passare sopra anche all’imperdonabile se non veste abiti troppo cruenti…già, in molti casi (non mi riferisco solo alla nostra penisola e alla nostra regione) non si considera più la malavita organizzata come un male da combattere laddove porti soldi e lavoro; poco conta se semina il germe contagioso di una illegalità che soffoca imprenditori e persone oneste (si dirà che loro sono poco capaci!), poco conta se i soldi che fanno girare sono magari gli stessi che spillano ai nostri figli per una dose di droga (si prenderanno di mira i “pesci piccoli”, magari immigrati), poco conta se sono frutto di pizzo o di traffico di armi (tanto i paesi a cui le destinano sono già in guerra per fatti loro!), poco conta se sono frutto del mercato dei rifiuti tossici (si dirà che l’inquinamento è l’altra faccia della medaglia del progresso!).

Gli abiti firmati, la borsa da lavoro e una faida che, almeno per ora, non si combatte più a colpi di mitra, ma di appalti e elezioni, hanno reso sopportabile un male che sembrava difficile sia da tollerare che da combattere! Ci siamo abituati a tutto, non fanno più scalpore neppure le inchieste e i processi, tanto poi basta una sentenza di prescrizione per riabilitare qualche personaggio più o meno potente e fargli vestire i panni addirittura dell’eroe e del perseguitato politico o per meglio dire giudiziario; ce la prendiamo con i giornalisti che alzano polveroni spropositati mentre dovrebbero limitarsi a scrivere di questa o quella mostra o, al più, dovrebbero rassicurare i cittadini raccontando che tutto andrà bene e che, in fondo, si lavora solo per il bene del paese; sì, perchè molti inneggiano “alla libertà di stampa” e “al diritto di opinione”, ma solo quando non li riguarda da vicino, perché altrimenti anche il politico apparentemente più intellettuale o la persona più liberista non si risparmiano a esternazioni più adatte ad un regime che a una democrazia! ce la prendiamo più con chi denuncia le storture che con chi le commette perché, poi  tutto sommato, il sistema funziona e denunciarne le “regole” porta solo a farlo bloccare. Spesso, poi, se non la si vede – per fortuna – in carne ed ossa, occorre fare i conti con l’atteggiamento camorristico, con quell’atteggiamento di chi conosce bene il sistema di cui sopra e ne trae il massimo profitto, riuscendo ad essere presente in ogni affare e in ogni progetto imprenditoriale che accosti pubblico e privato, finendo per schiacciare la concorrenza che, man mano, preferisce lasciare il campo piuttosto che cercare di competere. Abbiamo bisogno di cambiare mentalità, abbiamo bisogno di rivedere i criteri di solidarietà, di cosa pubblica e di interesse collettivo ed in questo le forze politiche hanno una grossa responsabilità perché devono dare l’avvio al cambiamento e devono essere capaci di rigenerarsi allontanando ombre e sospetti. Proprio con riferimento ai “rapporti” tra politica e malavita sembrano, oggi più che mai, attuali le parole di Borsellino quando chiedeva che, ad ogni livello, si traessero le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che, pur non costituendo reato, rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica: “…i partiti politici dovrebbero, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati”. Chissà cosa penserebbe oggi di fronte ad una classe politica che si trincera dietro la condanna penale definitiva e di fronte ad una società che, in troppe circostanze, preoccupata solo per il proprio orticello non bada all’onestà né effettiva né apparente!
Ti saluto cordialmente.

* Consigliere Comunale a Piano di Sorrento

Le acute osservazioni di Anna Iaccarino potrebbero dar vita a un dibattito sulle scottanti questioni sollevate, ma che per una volta coinvolgesse politici e opinionisti locali, sempre tutti un po’ rticenti a esprimere idee su “argomenti forti” e a confrontarsi su questioni scottanti. Parlando di libri vorrei suggerirne tre, tra i più recenti, che a mio avviso meriterebbero un’ampia diffusione anche nelle scuole oltre che un pubblico dibattito e che potrebbero essere una buona lettura estiva per rinfrancare lo spirito. Il primo è di Gherardo Colombo, uno dei magistrati (oggi ex) di punta del Pool Mani Pulite, che per la Feltrinelli ha pubblicato “Il Vizio della Memoria“. Un libro che rispetto a tutto quanto evidenziato dalla consigliere Iaccarino conferma la scarsa, o meglio assesnza di memoria della stragrande maggioranza degli italiani sui fatti accaduti nel nostro paese e le “colpe” che cadono invece su chi questa memoria la conserva e sui ricordi orienta il proprio vivere quotidiano. Il secondo è di Roberta De Monticelli, professoressa di filosofia della persona all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “La questione morale” (Raffaello Cortina Editore) dedicato al “male antico che affonda in una storia di sudditanze che ancora crea personalità fragilissime dal punto di vista dell’assunzione di responsabilità, mentre le èlite intellettuali restano incapaci di interpretare il profondo bisogno di rinnovamento”. Infine il terzo è di un giornalista conosciuto per la divulgazione scientifica, Piero Angela, che ha scritto “A che cosa serve la politica” (Ed. Mondadori), un libro che ogni politico e amministratore pubblico dovrebbe leggere per continuare a occuparsi degli affari pubblici. Per noi queste letture, e relativi comportamenti, sono pane quotidiano: speriamo che si riesca a contaminare positivamente i giovani a questi approfondimenti per guardare con più fiducia al loro  futuro. ViC

Un commento

  • gianni salvati

    Condivido quanto detto dalla collega amministratrice pubblica(di opposizione come me!) sulla società civile (con le sempre dovute eccezioni!), su questo delicato tema e vorrei aggiungere (per non dilungarmi troppo come al solito!) che la sensazione più brutta quando ci si trova a discutere con la popolazione è di essere fuori luogo o non compreso. Non so se a voi capita ma a volte mi sfiora il dubbio di parlare un linguaggio astruso oltre a pensare che mi stiano a sentire solo per educazione o perchè sono un amministratore pubblico, non perchè si condividano certi concetti. Un’ultima cosa: sarebbe bello che non fossero sempre amministratori di opposizione ma sindaci, politici con grandi responsabilità istituzionali e di governo a parlare di certi temi in questi termini (ed a comportarsi di conseguenza!) e ripetutamente. I loro appelli avrebbero sicuramente un impatto maggiore sulle popolazioni che amministrano e potrebbero, col tempo, contribuire a ripristinare valori più consoni ad un corretto vivere civile.
    Gianni Salvati, consigliere comunale di S.Agnello

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