Il “virus” dell’Euro diventa di proporzioni mondiali!
di Gaetano Mastellone
L’Europa, la politica delle varie nazioni europee e quella di tutti gli “attori” ad essa collegati hanno dimostrato di non essere in grado di fronteggiare i loro problemi. Questo è un fatto! Ormai l’incapacità gestionale nel saper trovare una via d’uscita è evidente e la diagnosi è indiscutibile: anche l’economia mondiale è stata contaminata dal virus della zona euro. L’incertezza che ricopre il futuro della moneta unica è, senz’ombra di dubbio, oggi l’aspetto più logorante per l’economia europea. Gli studi ed i sondaggi di questa settimana hanno mostrato come nel settore della produzione la quasi totalità delle industrie della zona euro abbiano raggiunto il picco più basso degli ultimi tre anni. Siamo nel pieno di una profonda depressione economica. L’oscura prospettiva che si delinea all’orizzonte non è relativa soltanto alle zone periferiche europee in quanto anche le imprese tedesche vivono le stesse preoccupazioni delle altre grandi economie europee.
E’ una catena! Allora possiamo, oggi, tranquillamente affermare che la crisi dell’Euro è anche crisi europea. Anche altrove i segni del rallentamento economico si fanno progressivamente più intensi e forti. Come accadrebbe ai vicini di una casa in fiamme, allo stesso modo anche la Gran Bretagna comincia a sentire il calore della crisi. Fino a poco tempo fa, gli incoraggianti indici degli investitori hanno suggerito una luce alla fine del tunnel della doppia recessione del Regno Unito. Oggi tali indici mostrano segni di cedimento, contraendosi alle percentuali più basse raggiunte dal marzo 2009, momento apice della crisi economica mondiale. Obama anche stamani, come ieri, è tornato a tuonare contro la politica economica europea in quanto è assai preoccupato che la crisi sistemica nostrana (europea) arrivi a contagiare la già delicata situazione degli Stati Uniti d’America. L’incertezza che sin’ora ha intorbidito i mercati globali sta manifestando le sue pesanti conseguenze economiche a livello mondiale. Durante il mese di maggio negli Stati Uniti sono stati creati 69mila nuovi posti di lavoro, circa la metà del numero atteso e valore di per sé insufficiente per poter parlare di economia sana. Il tasso di crescita relativo al primo trimestre 2012 è stato rivisto in negativo e fissato al 1.9%., risultato tutt’altro che migliore rispetto al ristagno europeo. La percentuale di disoccupazione negli USA è dell’8.2%; oltre a quanti hanno smesso di cercare lavoro, circa la metà vive ormai nella condizione di disoccupato a lungo-termine (vale a dire inoccupato da più di un anno) e avrà non poche difficoltà nel tornare a lavorare, qualora il lavoro tornerà ad esserci. Insomma una situazione seriamente preoccupante. L’altro grave pericolo del virus europeo è la possibilità di contaminazione verso le economie emergenti. Anche questi mercati, salutati come i possibili salvatori dell’economia mondiale grazie alle loro performance durante il periodo di crisi, non possono essere immuni alla frenata economica “made in Europa”. Mentre si può fare affidamento sulla Cina, che mostra seri numeri di crescita, ci sono segnali contrastanti riguardo agli altri paesi. L’economia del Brasile è cresciuta a fatica nel primo trimestre di quest’anno. L’economia dell’India, che appena un anno fa cresceva del 9.2%, si è attestata nello stesso trimestre, ad un tasso del 5,3% annualizzato – risultato peggiore dal 2003. Dopo questo quadro drammatico ci domandiamo cosa poter, o dover, fare? Per uscire dalla crisi serve un impegno su scala mondiale. I politici europei si sono dimostrati inaffidabili e ricchi solo di battibecchi e mai hanno dimostrato unione d’intenti sul come salvare la moneta europea. Tuttavia, finché saranno ancora loro a gestire la situazione in atto, la cosa migliore in cui si possa sperare è che la BCE intensifichi le iniezioni di liquidità al fine di riattivare l’attività economica. Ci vuole iniezione di liquidità e meno vessazione di tasse, oltre ad una politica europea. I politici italiani invece che fanno? Stanno litigando sul come affossare il Governo, stanno studiando l’ABC (Alfano-Bersani-Casini) e le varie trombette della politica vecchia e sclerotica fanno a gara per fare previsioni (vecchie) sul futuro. No, così non va!