A proposito di lavoro, crisi e…suicidi nel BelPaese
L’altro ieri si è impiccato un portiere napoletano dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento dall’Amministratore di condominio dove prestava lavoro! Ieri nell’avellinese una guardia giurata, dopo aver perso il lavoro, si è tolto la vita sparandosi un colpo alla tempia con la rivoltella “compagna” del suo lavoro. Nell’ordine di tempo sono solo gli ultimi dei tanti, tragici episodi che stanno scandendo l’evolversi di una crisi socio-economica sulla quale, nonostante tutto, Governanti e Politici non si soffermano a riflettere con l‘occhio dei più deboli! Nel giorno della festa dei lavoratori viviamo l’angoscia più forte per una società vittima di sè stessa e che già nel 2002, cioè dieci anni fa, era stata descritta da Jeremy Rifkin nel libro “La fine del lavoro“. Un testo di grande attualità che analizza i radicali cambiamenti in atto nella società dell’epoca connessa alla rivoluzione tecnologica e informatica con la scomparsa dei vecchi mestieri, l’obsolescenza delle abilità acquisite dai lavoratori. Ogni Stato, conclude Rifkin, si troverà a dover far fronte a una crescente mole di disoccupati con tutti gli enormi problemi che ne derivano sul piano sociale ed economico. Dieci anni fa il libro dell’economista americano fu accolto con quella dose di retorica da chi non ha capacità di leggere il presente, quello di allora, e di proiettarlo nel futuro, cioè oggi. Purtroppo al “profezia” di Rifkin si è confermata in pieno con l’aggravante, soprattutto in Italia, che la fine del lavoro coincide con la fine della politica dimostratasi incapace di governare lo Stato e i fenomeni socio-economici peculiari che riguardano la comunità. Se ci aggiungiamo un livello generalizzato e senza pari di corruzione, il dramma che ogni giorno si consuma sotto i nostri occhi rappresenta solo l’inizio di una tragedia che può dilagare nel “suicidio della democrazia“! Il malessere individuale e in parte fisiologico si trasforma in disperazione perchè questa politica e il mondo ad esso connesso toglie ogni speranza alla gente che non ha santi in paradiso. La mancanza di giustizia, la percezione sempre più forte che politici e governanti hanno a cuore solo i propri interessi inducono questo sentimento di disperazione, di irreversabilità di una crisi che diventa fallimento individuale e familiare da espiare con il sacrificio che elimina quell’angoscia che accompagna il vivere quotidiano di troppa gente! Circa dieci anni fa, a Milano, nasceva un’associazione denominata “Lavoro Over 40” impegnata a supportare i lavoratori precocemente esclusi dal circuito produttivo, un fenomeno che cominciava a manifestarsi in modo sempre più frequente e soprattutto drammatico, ma nel silenzio generale, quasi nell‘indifferenza. La mission dell’Associazione era chiara e nel 2005, con un’intuizione che non vuol esser rivendicazione di meriti, ma semplicemente conferma di un’appropriata lettura dei fatti del tempo, abbiamo concorso alla nascita dell’Associazione regionale Lavoro Over 40 in Campania dando vita al primo sportello di ascolto sul tema “perdita del lavoro” senza alcun fondo pubblico, ma semplicemente animando un associazionismo di cui si avvertiva e oggi ancora di più si avverte il bisogno per “non lasciare soli” queste fasce più deboli. Lo segnaliamo perchè all’epoca fu accolta con sorpresa dalla stessa Associazione Nazionale quest’iniziativa nata a Napoli dove non si pensava potessero esserci sensibilità su un tema così particolare per quel tempo. Nè è nato invece un percorso interessante che nel giorno della festa del lavoro vogliamo ricordare e rivalutare perchè i suicidi di oggi sono il frutto dell’insensibilità di ieri, soprattutto da parte delle istituzioni e della politica, nei confronti di un dramma umano e sociale che aveva già messo radici nel nostro sistema economico provocando la metastasi che oggi si manifesta con i sempre più frequenti suicidi individuali. Attenzione a sottovalutare l’escalation del fenomeno: le coscienze già turbate dai problemi del vivere quotidiano possono implodere con effetti devastanti non solo per sè stessi e per le proprie famiglie, ma per gli assetti democratici del Paese che non può restare indifferente verso il dramma della fine del lavoro e continuare a salvaguardare gli interessi miliardari di una casta di personaggi che hanno depredato e depredano lo Stato insieme alle tante mafie di cui è stracolmo quello che una volta era chiamato il BelPaese. Tanto per esser chiari, quando governanti e politici motivano i pesantissimi provvedimenti adottati come la ricetta per assicurare lavoro ai giovani mentono sapendo di mentire perchè stanno ammazzando padri e madri di questi giovani e giovanissimi inconsapevoli del futuro che li attende privi anche di un nucleo familiare in grado di accompagnarli lungo la strada della vita che hanno davanti e che essi guardano prevalentemente attraverso facebook, quel mostro-tomba di ogni dinamismo intelletuale senza il quale non potrà esserci protagonismo nel lavoro e nella partecipazione. Praticamente quello che serve a questo ceto politico per durare il più possibile e fare i propri porci e sporchi comodi sulla pelle della gente! Buon primo maggio!