Opinioni/Gli interessi e le mani della politica sulla sanità campana
Fossi un magistrato archivierei le cronache giornalistiche di questi giorni a buona memoria per future inchieste visto che riferiscono con dovizia di particolari degli scontri che si sono consumati nella maggioranza che governa la Regione Campania e dei padrinaggi che hanno consacrato la scelta dei nuovi manager della sanità regionale. Cioè della più disastrata sanità pubblica italiana in termini di deficit (oltre a vantare la più grande Asl d’Europa, la Na1, in termini di utenti e di conseguenza di budget di spesa) grazie alla quale è praticamente impossibile risanare i bilanci regionali che vantano perdite che si aggirano intorno agli 8 miliardi di euro. In cambio riceviamo una sanità degna di un Paese africano, con le dovute eccezioni che però confermano la regola, e soprattutto assistiamo all’indecente spettacolo di una classe politica che senza alcun pudore allunga le mani per gestire in prima persona e attraverso i propri adepti il settore più lucroso, sul piano economico-finanziario e politico-clientelare, della pubblica amministrazione. Il centro-destra non è da meno del centro-sinistra, tanto per intendersi: il rammarico è solo quello che Caldoro avrebbe potuto voltar pagina rispetto alla vergognosa stagione del bassolinismo che tanti guai e ruberie ha prodotto! Invece ha seguito pari pari la regola della pura e semplice spartizione politica o di clan. La più grave frattura si è consumata sotto gli occhi di tutti nell’UDC, un partito che non si capisce bene in quale area collocarlo se non quello della propria convenienza politico-elettorale-clientelare, dove i due big casiniani si sono giocati una partita all’ultimo sangue che ha visto soccombere il vice presidente della Giunta Regionale, Giuseppe De Mita, nipote d’arte del leader di Nusco che, a oltre 80 anni, continua a fare il deputato europeo e a tirare le file della politica in Campania, ivi inclusa quella sanitaria…anzi soprattutto sanitaria. Basta ricordare che lo stesso Bassolino dovette rassegnarsi e cedere ai dictat demitiani sulla sanità per rendersi conto diche cosa rappresenti questo settore per la politica in generale. Ebbene De Mita junior, assessore per un turismo campano letteralmente morto e sepolto, è stato “fregato” nella scelta dei manager della sanità dal collega di partito, il potentissimo assessore regionale al personale Pasquale Sommese, che ha insediato ai vertici dell’AslNa3 (quella con sede a a Castellammare di Stabia e che arriva fino a Nola e dintorni) un proprio uomo: Maurizio D’Amora primario al San Giovanni Bosco. Gli sconfitti, De Mita junior e senior, mettono in crisi l’esecutivo di Caldoro e si preparano a fronteggiare l’assalto finale che Sommese intende sferragli quando si terrà il congresso regionale dell’Udc campano che potrebbe sancire l’uscita dalla scena della dinasty demitiana. A scorrere le cronache apprendiamo che le Asl Napoli 1 e Salerno restano commissariate (evidentemente non si è ancora raggiunto un accordo!); alla Napoli2 va Giuseppe Ferraro ex direttore amministrativo della Napoli 3 e ritenuto uomo vicino a Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli in quota PdL. All’Asl di Caserta il nuovo manager è Paolo Menduni considerato vicino al sindaco di Roma Gianni Alemanno e a Mario Landolfi vice coordinatore regionale del PDL campano. Nicola Cosentino si è invece aggiudicata la direzione dell’Ospedale San Sebastiano con Franco Bottino…e così via! Insomma non c’è manager della sanità che non sia legato a filo doppio alla politica (spesso di entrambi i fronti) e a precisi referenti. Annotino i Magistrati nella prospettiva…E’ ancora fresco il ricordo, nella Asl NA3 cioè quella Costiera, della direzione di Gennaro D’Auria e del suo delfino Giuseppe Porcaro i quali hanno concluso la loro esperienza dirigenziale della sanità in manette avrendo creato buchi milionari di cui allo stato si sa ancora ben poco. Eppure questi uomini forti, espressione dell’area demitiana, hanno esercitato un ascendente sulla politica amminsitrativa e su quella sanitaria locale di cui tutti abbiamo viva memoria…Forse soltanto i cittadini non se ne ricordano! Alla loro corte politici e amministratori, tantissimi medici e nello stesso tempo anche politici, hanno costruito carriere di tutti i tipi e ancora oggi occupano posti chiave nella pubblica amministrazione da dove dirigono le sorti della sanità e delle amministrazioni locali, provinciali e regionali. Ai cittadini, tutta questa gente, lascia una pessima qualità dell’assistenza – sempre con le dovute e rare eccezioni – conti allo sfascio con ticket alle stelle e servizi pubblici scadenti quanto scarsamente utilizzabili, interessi più o meno diretti nella sanità privata da parte di esponenti politici parlamentari, clientele che fioriscono e crescono a questa corte dove vige una sola regola: quella dell’appartenenza al clan e della fedeltà al capo per poter godere di promozioni, agevolazioni, guadagni e prebende di ogni tipo…Possibile che questa politica non sia in grado assolutamente di esprimere una novità capace di mettere fine a questa scandalosa messa in scena del padrinaggio politico-sanitario a spese della collettività? Che cos’altro deve accadere perchè ci decidiamo a dire basta a questa vergogna? Forse è il momento di fare davvero qualcosa di più se vogliamo scongiurare il nostro collasso socio-economico e impedire l’assalto finale alla diligenza!
ViC