Stampa, politica e giudici: non c’è diffamazione se c’è un interesse pubblico dell’informazione
Un’importante sentenza è stata pronunciata ieri dal Tribunale Civile di Roma, giudice Angela Savio, sul diritto di cronaca e di critica politica. Contendenti eccellenti: Silvio Berlusconi e La Repubblica con il Presidente del Consiglio che aveva citato in sede civile il quotidiano diretto da Ezio Mauro sulle fatidiche “10 domande al Premier“, autore il compianto Giuseppe D’Avanzo. Si legge, tra l’altro, nella sentenza: “La Costituzione, la Convenzione europea dei diritti dell’ uomo, il nostro codice penale parlano chiaro. Non c’è diffamazione a mezzo stampa se c’è “un interesse pubblico dell’informazione“, se “la notizia è vera“, se è espressa “in forma civile nell’esposizione dei fatti e nella valutazione“. Al diritto di critica è concessa qualche licenza in più. Può essere esercitato “con toni aspri, duri, enfatici, impietosi, dissacranti“. E nel valutare le espressioni usate “non si può prescindere da un esame globale del complesso dell’argomento trattato“.
Siamo convinti che sia stata scritta, in una stagione particolarmente critica nei rapporti tra politica e informazione, con la prima costantemente impegnata a intimidere la seconda al solo scopo di impedire ai cittadini la conoscenza e le opinioni sul proprio operato, una pagina importante sul rapporto politica-informazione. Esempi di questo modo di agire da parte della politica non mancano, anche a livello nostrano, dove c’è una politica che pensa di difendersi dietro il paravento giudiziario solo per nascondere le proprie deficenze e responsabilità. Finalmente è stato posto un punto fermo, per di più in una causa importante, su diritto di cronaca e diritto di critica. Per noi una ragione di ulteriore soddisfazione perchè questo spazio è nato proprio in ossequio alla salvaguardi di questi sacrosanti principi.