Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia

Mastellone: ma che strana questa manovra economica!

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di Gaetano Mastellone

manovra economica

“Questa è una manovra strana! Questa manovra sarà, se non corretta in corso d’opera con prospettive anche di crescita e sviluppo, un’azione che ci farà del male. Il dibattito in corso non cura per niente il tema della crescita, solo aumenti e tasse! Per raddrizzare un bilancio di una qualsiasi impresa ci vogliono sì dei tagli, però ci vuole in parallelo anche una strategia di crescita. Sin qui nulla di nuovo, almeno per chi cerca di ragionare con assoluta saggezza. Leggo, con preoccupazione, che le stime per la vicina Grecia, che sta già pagando il prezzo del debito e della sua ristrutturazione, evidenziano un PIL a -7% e mi interrogo su quale sarà il prezzo che l’Italia pagherà per una manovra fiscale pesante in termini di minore crescita economica. E’ indubbio che ci dobbiamo purgare, è indubbio che siamo oggi costretti a prendere delle medicine, ma al “malato Italia” bisogna pur fargli prendere anche delle “compresse” che gli consentano l’irrobustimento e la rigenerazione del sistema economico composto da oltre un milione di piccole e medie imprese. Ho il sospetto che i politici trascurino aspetti di economia e finanza aziendale che, anche nella gestione della politica, vanno tenuti in considerazione. Il bilancio di uno Stato, pur nella sua complessità, non è così diverso dagli altri bilanci d’impresa. Frequentando tante imprese (piccole – medie – grandi) mi sono fatto alcune idee piuttosto precise del problema che stanno attraversando e, con assoluta modestia rispetto a chi ha già capito tutto sulle cose che devono o non devono essere fatte nella manovra, vi elenco una lista di idee, che sono solo ripetizioni di concetti più volte espressi per il passato. SBLOCCARE LA LIQUIDITA’.  Ci siamo resi conto che la crisi finanziaria ha generato un grave problema di liquidità che sta sgretolando le PMI? La liquidità scarseggia dal 2008. Quello che sta per arrivare sarà un autunno durissimo per le PMI che hanno forti tensioni di liquidità. Per ricreare condizioni di liquidità nel breve periodo si può solo agire sulla circolazione del denaro e nello specifico sbloccare chi detiene liquidità a spese di chi ne avrebbe bisogno. Per farlo ritengo basti adeguarsi subito, non dal 2013, alla Direttiva europea sui Pagamenti che prevede che le fatture siano saldate entro 30 giorni.  Se teniamo conto che la media dei tempi di pagamento in Italia supera abbondantemente i 150 giorni stiamo ipotizzando la re-immissione di decine di miliardi di euro nel circuito dei pagamenti tra imprese che si trasferiranno in larga misura da grandi imprese a piccole e medie imprese che sono in asfissia finanziaria e si possono solo rivolgere in banca, spesso con scarso successo. L’altra faccia della medaglia è che molte “grandi imprese” detengono (e investono) la loro liquidità prima di procedere ai pagamenti! Poi bisogna anche far sbloccare “i fondi” pubblici che, per varie cause burocratiche, sono “fermi in banca”! Rimettere in circolo la liquidità ha sicuramente effetti benefici per il tessuto industriale e, in seconda battuta, anche per il sistema bancario e certamente anche sul fronte della domanda di consumi privati. La liquidità “in circolo” aiuta a far ri-movimentare “il volano dell’economia”. SBLOCCARE IL SETTORE DELL’EDILIZIA. Il settore dell’edilizia è uno dei principali volani di sviluppo dell’economia. Allora far ripartire questo principale motore della crescita è assolutamente vitale. Il settore edile è da anni congelato in un circolo vizioso che nasce dallo stock di operazioni immobiliari, anche molto piccole, invendute e quindi di mutui fondiari non rimborsati, di politiche creditizie restrittive (ovviamente) sulle nuove operazioni. Le banche purtroppo stanno soffrendo, e molto, per la paura di dovere svalutare pesantemente i portafogli dei crediti immobiliari se procedessero alle dovute richieste di rimborso sulle tante, troppe, rate impagate che hanno “in casa”. Sono molti i piccoli costruttori che vegetano con immobili invenduti, mutui tenuti in vita dal solo pagamento degli interessi, senza peraltro avere alcuno stimolo ad abbassare drasticamente i prezzi dell’invenduto. Lo sblocco della situazione immobiliare è un passo da fare con azioni d’incentivo legislativo. ABI e ANCE, con lo Stato, devono trovare al più presto una soluzione che vada bene per tutto il mercato. Si potrebbero varare dei meccanismi che: a) incentivi il costruttore a vendere immobili sotto costo, b) ricompensi la banca per un rischio di credito significativo e possibili perdite, c) utilizzi il sistema fiscale per incoraggiare costruttori e banche a sbloccarsi generando perdite deducibili su entrambi i bilanci. Far ripartire anche il mercato delle ristrutturazioni e delle trasformazioni degli immobili fatiscenti. Insomma “il mattone” deve ripartire. AIUTARE LE PMI CON UNA FINANZA INTELLIGENTE. La terza manovra che il governo potrebbe esaminare per il rilancio del nostro sistema imprese riguarda la “protezione e il rilancio” di imprese in crisi temporanea, soprattutto dove la crisi nasce da mancanza di liquidità e riduzione degli affidamenti. Bisogna sapere che le banche hanno già “dato tanto” sopportando nei loro bilanci il peso di un’enorme massa di sofferenze! Va ricordato che le banche sono delle imprese e non sono dei “fate bene fratelli”! Chiarito che le banche sono destinate a pagare ancora un costo elevato dalla crisi delle imprese, chiarito che la scarsità di capitale e l’impianto della vigente legge fallimentare non danno alcuna ragione alle banche per intervenire nelle imprese in crisi temporanea concedendo credito temporaneo, non resta che trovare anche in questo caso una formula di sblocco. Le formule da poter adottare sono tante, vanno studiate con velocità ed attuate entro fine anno! Dare ossigeno alla imprese serve a far crescere il Pil.  Ad esempio si potrebbe fare un accordo fra ABI-Confindustria per un protocollo tipo-moratoria, ma riservato alle PMI con temporanea crisi finanziaria, per definire in modo preciso il concetto di “crisi temporanea” delinenando una corsia preferenziale per i vari criteri di accesso al credito e per la gestione della ristrutturazione finanziaria. Ovviamente nell’accordo ci dovrebbe essere lo Stato con una garanzia da “Fondo di Garanzia” alle imprese in crisi temporanea che, per legge, preveda anche una modifica della “normativa fallimentare” prevedendo l’eliminazione totale dei rischi penali nelle operazioni di ristrutturazione finanziaria assistite dalla garanzia dello Stato. Voglio anche precisare che non penso affatto alla ristrutturazione di tutte le PMI in crisi; la ristrutturazione delle imprese in crisi deve contenere elementi di selettività tali da escludere i casi irreversibili e non sostenuti da validi elementi industriali e competitivi. Insomma facciamo una “Finanza intelligente” perché a mio parere sono molte le PMI in difficoltà che possono sopravvivere e riprendere il cammino di crescita se sono assistite con la garanzia statale (magari al 70/80%). Dopo la ristrutturazione le PMI avranno “la ripresa” e così lo Stato potrebbe beneficiarne sul Pil nazionale ed anche finanziariamente perchè dallo sforzo di risanamento, si troverebbe in tasca quote di PMI valorizzate e contenute in un Fondo Specializzato, quote che potrebbero essere riacquistate dall’imprenditore o immesse sul mercato dei capitali. Mi fermo qui! Mi fermo perché il discorso è lungo assai e perché mi auguro che il Governo capisca che per ridurre il Debito – in prospettiva – serve sviluppo e crescita del Pil”.

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