Abusi edilizi, i Senatori scrivono al Corriere della Sera
Egregio Direttore,
nessuno quanto il Senatore Croce ebbe a cuore il rispetto della unitarietà dell’ordinamento giuridico dello Stato. L’iniziativa parlamentare dei senatori campani mira ad assicurare proprio l’osservanza di questo fondamentale principio. Ci siamo “limitati” a chiedere l’applicazione di una legge della Repubblica (L. 326 del 2003) anche ai cittadini campani, ai quali, questo sì motivo di vero scandalo, fu di fatto negata la possibilità di accedere ad un istituto – quello appunto del condono edilizio – a seguito di due provvedimenti normativi della regione Campania (delibera di Giunta Regionale n. 4459 del 30 settembre 2002 e legge regionale n. 10 del 2004) che, non certo noi Senatori, ma la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi con due distinte pronunce (sent. n. 199 del 28 giungo 2004 e sent. n. 49 del 10 febbraio 2006). Quanto, poi, alla “oscena” proposta di soppressione delle parole “dei beni ambientali e paesistici” riportate alla lettera d) del comma 27, essa risponde, in funzione chiarificatrice, all’esigenza di applicare correttamente il pronunciato della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 49/2006, ha affermato che la richiesta di condono può essere inoltrata anche in aree sottoposte a vincolo. È ovvio che questo non significa, diversamente da quanto asserisce Gian Antonio Stella, che l’interessato consegua la sanatoria automaticamente, essendo il rilascio del condono subordinato al parere favorevole della Soprintendenza, cioè dell’autorità statale che, per legge, ha il compito di vigilare sul rispetto dei vincoli. L’emendamento, quindi, ha il fine esclusivo di garantire a tutti i cittadini della Repubblica un uguale trattamento (art. 3 Cost.), evitando discriminazioni ai danni di taluni di essi che, per vicende indipendenti dalla loro volontà – quali il non corretto esercizio della potestà legislativa regionale -, hanno visto limitata la possibilità di beneficiare dello speciale regime condonistico previsto dalla legge 326 del 2003, che resta sempre lo stesso e non configura affatto un “nuovo condono”. È evidente che su un tema così delicato e dalle implicazioni umane, sociali ed economiche tanto complesse, tutto serve tranne superficialità, disinformazione e demagogia degli “sparasentenze di turno”, che il grande Eduardo avrebbe salutato, al pari del duca Alfonso Maria di Santagata dei Fornaci, nel film “L’oro di Napoli”, con il suo mitico pernacchio di “cuore e di testa”!
Un commento
Raffaele Apreda
Finalmente uno scatto di orgoglio dei nostri rappresentanti nelle istituzioni. Sono sempre pronto a ricredermi sul giudizio negativo che ho di loro.