Coppola, etichette sugli alimenti di origine animale
Lo avevo anticipato nell’articolo del 20 Gennaio scorso, che la tanto sbandierata legge sull’etichetta di origine degli alimenti avrebbe avuto vita breve. Questa volta, a differenza di come avvenne per la Legge 204/2004, l’intervento europeo è stato a dir poco fulmineo, visto che non ha dato il tempo ai nostri politici di finire il brindisi bipartisan e i festeggiamenti per la nascita della nuova normativa, emanata in barba all’Europa e alle sue direttive. Nel momento in cui il Ministro delle Politiche Agricole era pronto a tradurre in pratica la nuova legge sull’indicazione di origine dei prodotti alimentari, è arrivata la doccia fredda da Bruxelles, che con toni diplomatici ha fatto capire all’Italia che non può permettersi di adottare in materia di etichettatura degli alimenti, regole ulteriori rispetto a quelle comuni. La lettera, pervenuta al Ministro Galan il 1° Febbraio e firmata dai Commissari europei per la Salute e Tutela del Consumatore John Dalli e per l’Agricoltura Dacian Ciolos, è in pratica un ultimatum vero e proprio, foriero di sicure sanzioni se il nostro Governo non si adeguerà. Questa sonora bocciatura è l’ennesima prova del decadimento della nostra politica, troppo presa dai gossip e dal potere fine a se stesso, ormai incapace di lavorare nell’interesse dei cittadini. Come scrivevo nel precedente articolo, la battaglia per l’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine degli alimenti, doveva e deve essere fatta in Europa, attraverso i politici eletti al parlamento europeo; per fare questo i nostri Partiti avrebbero dovuto candidare persone scelte per la loro capacità, preparazione e caparbia e non per l’aspetto fisico, per la popolarità in quanto vip o per gli altri discutibili criteri che abbiamo letto in questi giorni sulla stampa. I nostri politici non hanno ancora capito che la battaglia per la salute degli italiani passa per l’Europa, visto che è a Bruxelles che si decide, nel bene e nel male, il destino di tutti.
Lasciare un ruolo così importante nelle mani di persone incapaci di intervenire per impreparazione, menefreghismo o altro, è una condanna non scritta per tutti noi in tutti i settori della vita sociale ed economica. Di questa vicenda, che ha fatto fare una pessima figura al nostro Paese e ai nostri politici, stupisce l’ingenuità con la quale i nostri governanti, le organizzazioni di categoria e tutti quelli che contano in campo agricolo e alimentare, si erano illusi di raggirare e di imporre le proprie decisioni all’Unione Europea, nonostante che già nella fase iniziale del disegno di legge, Bruxelles avesse già espresso un parere contrario. In pratica si è ripetuto un copione già visto con la legge 204/2004, quando il legislatore italiano provò a introdurre l’obbligo di citare l’origine delle materie prime sulle etichette di tutti i prodotti alimentari. All’epoca, come si ricorderà. la Commissione europea rilevò l’incompatibilità della norma con quella comunitaria e diffidò l’Italia dall’applicarla. Si dice che la persona saggia “fa tesoro delle proprie esperienze”; questo antico detto non è sicuramente applicabile alla nostra classe politica!