Etichette obbligatorie: interviene Giuseppe Coppola
Sul tema dell’etichettatura obbligatoria degli alimenti in riferimento all’intervento del Sen. Nello Di Nardo e alle dichiarazioni rese dalla politica su un argomento che sta molto a cuore ai consumatori, pubblichiamo il contributo di un esperto del settore, il dott. Giuseppe Coppola titolare dell’Azienda Myllenium e assessore al Comune di S.Agnello “Sono rimasto decisamente stupito dall’entusiasmo manifestato da tutti per questa legge, per il suo varo, come se tutti quanti, politici in testa, non sapessero che tra qualche tempo, pena una procedura di infrazione da parte della UE, lo Stato Italiano dovrà fare retromarcia e rimangiarsi questa nuova norma, chiaramente in contrasto con le leggi europee e internazionali.
Come sicuramente si ricorderà, una cosa simile avvenne già in passato, con la Legge n. 204/2004, (articolo 1-bis), quando il Parlamento italiano tentò di introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine delle materie prime sulle etichette di tutti i prodotti alimentari.
All’epoca la Commissione europea diffidò la Repubblica italiana dall’applicarla, costringendo i nostri Governanti a rimettere mano alla normativa mediante modifiche e abrogazioni, al fine di evitare il rischio di una pesante sanzione.
Questa volta la situazione è ben peggiore, perché l’Italia è stata diffidata addirittura prima dell’approvazione del Disegno di legge.
Infatti, il 20 gennaio 2010, il nostro Governo, con la notifica a Bruxelles del progetto normativo all’origine di questa legge, aveva scatenato le violente reazioni dei paesi che contano, ovvero di Germania, Francia, Austria e Spagna, che hanno visto nella proposta di legge un disegno protezionista.
Per completezza di informazione è da aggiungere che la Commissione europea aveva addirittura intimato all’Italia di sospendere i lavori relativi a questo disegno di legge, prima della sua approvazione, visto che la stessa materia riguardante l’informazione dei consumatore relativamente ai prodotti alimentari è attualmente in discussione a livello europeo.
Per le problematiche esposte, c’è quindi da scommettere che la norma sparirà entro breve tempo dal quadro legislativo italiano, oppure verrà “congelata” per mesi o anni, come è gia avvenuto per la “204”.
Rimane fuori da ogni umana comprensione la testardaggine dei nostri politici, il voler approvare a tutti i costi una legge dal destino segnato a causa della nostra appartenenza all’Europa. L’obbligo di indicazione dell’origine dei prodotti alimentari è di per sé una causa giusta; è un diritto sacrosanto dei consumatori e dei nostri agricoltori che si vedono spesso scippare il mercato nazionale da prodotti scadenti provenienti prevalentemente dalla Cina, dei quali le nostre industrie conserviere fanno incetta grazie al loro basso costo.
Tuttavia i nostri politici non sono ancora riusciti a capire che le battaglie per questi sacrosanti diritti debbono essere fatte in Europa, dove debbono essere inviati rappresentanti eletti non per il loro aspetto fisico e/o la loro notorietà in quanto vip, ma per le loro capacità culturali e professionali.
Considerati i risultati fino ad ora raggiunti, è da dedurre che questo non è avvenuto”
Un commento
Giuseppe Coppola
Lo avevo anticipato nell’articolo del 20 Gennaio scorso, che la tanto sbandierata legge sull’etichetta di origine degli alimenti avrebbe avuto vita breve.
Questa volta, a differenza di come avvenne per la Legge 204/2004, l’intervento europeo è stato a dir poco fulmineo, visto che non ha dato il tempo ai nostri politici di finire il brindisi bipartisan e i festeggiamenti per la nascita della nuova normativa, emanata in barba all’Europa e alle sue direttive.
Nel momento in cui il Ministro delle Politiche Agricole era pronto a tradurre in pratica la nuova legge sull’indicazione di origine dei prodotti alimentari, è arrivata la doccia fredda da Bruxelles, che con toni diplomatici ha fatto capire all’Italia che non può permettersi di adottare in materia di etichettatura degli alimenti, regole ulteriori rispetto a quelle comuni.
La lettera, pervenuta al Ministro Galan il 1° Febbraio e firmata dai Commissari europei per la Salute e Tutela del Consumatore John Dalli e per l’Agricoltura Dacian Ciolos, è in pratica un ultimatum vero e proprio, foriero di sicure sanzioni se il nostro Governo non si adeguerà.
Questa sonora bocciatura è l’ennesima prova del decadimento della nostra politica, troppo presa dai gossip e dal potere fine a se stesso, ormai incapace di lavorare nell’interesse dei cittadini.
Come scrivevo nel precedente articolo, la battaglia per l’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine degli alimenti, doveva e deve essere fatta in Europa, attraverso i politici eletti al parlamento europeo; per fare questo i nostri Partiti avrebbero dovuto candidare persone scelte per la loro capacità, preparazione e caparbia e non per l’aspetto fisico, per la popolarità in quanto vip o per gli altri discutibili criteri che abbiamo letto in questi giorni sulla stampa.
I nostri politici non hanno ancora capito che la battaglia per la salute degli italiani passa per l’Europa, visto che è a Bruxelles che si decide, nel bene e nel male, il destino di tutti.
Lasciare un ruolo così importante nelle mani di persone incapaci di intervenire per impreparazione, menefreghismo o altro, è una condanna non scritta per tutti noi in tutti i settori della vita sociale ed economica.
Di questa vicenda, che ha fatto fare una pessima figura al nostro Paese e ai nostri politici, stupisce l’ingenuità con la quale i nostri governanti, le organizzazioni di categoria e tutti quelli che contano in campo agricolo e alimentare, si erano illusi di raggirare e di imporre le proprie decisioni all’Unione Europea, nonostante che già nella fase iniziale del disegno di legge, Bruxelles avesse già espresso un parere contrario.
In pratica si è ripetuto un copione già visto con la legge 204/2004, quando il legislatore italiano provò a introdurre l’obbligo di citare l’origine delle materie prime sulle etichette di tutti i prodotti alimentari. All’epoca, come si ricorderà. la Commissione europea rilevò l’incompatibilità della norma con quella comunitaria e diffidò l’Italia dall’applicarla.
Si dice che la persona saggia “fa tesoro delle proprie esperienze”; questo antico detto non è sicuramente applicabile alla nostra classe politica!