Il pronunciamento della
Consulta sulla legge nota come “
legittimo impedimento” ha tutelato ancora una volta l’
uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, circostanza per la quale se viene riconosciuto il diritto a governare da parte del
Presidente del Consiglio, nello stesso tempo spetta al
giudice stabilire se la decisione di assentarsi nelle aule giudiziarie da parte dell’imputato sia legittima oppure no.
Sulla sentenza si è immediatamente scatenata la controffensiva politico-mediatica del
centro-destra berlusconiano ormai stabilmente impegnato a difendere, con qualche lodevole e rara eccezione, esclusivamente gli interessi del
Premier nella consapevolezza assoluta che la fine politica di
Berlusconi determinerà la fine di troppa gente che è
cresciuta e
pasciuta alla corte del Presidente del Consiglio. Dovremmo essere tutti soddisfatti del giudizio espresso dalla Suprema Corte di garanzia per i cittadini di uno Stato democratico: invece si cerca in tutti i modi di lasciar passare come sovversiva una decisione coerente con l’assetto giuridico-costituzionale del Paese. Non vogliamo azzardare giudizi, ma sembrano esserci tutte le condizioni in Italia per una
svolta autoritaria che una parte del Paese è evidentemente pronta ad accettare e a sostenere, immemore della storia e delle conseguenze che la rinuncia alla cultura del diritto e delle salvaguardia degli interessi generali implica per ciascuno e per la collettività intera. L’incapacità dell’opposizione di arginare, con proposte alternative adeguate, l’emergenza che stiamo vivendo, espone il Paese a rischi gravissimi mentre la crisi morale, ancor prima che sociale ed economica, sta devastando la cultura democratico dello Stato repubblicano. La crisi economica internazionale è evidentemente animata da
straordinarie speculazioni dirette a riscrivere, tra l’altro, le
regole del mercato del lavoro ad uso e consumo di un
capitalismo sempre più intollerante delle regole e insofferente dei vincoli che ne cercano di contenere l’azione spregiudicata condotta a spese della comunità. Basti pensare al fatto che il costo del
petrolio è in calo vertiginoso in tutto il mondo, mentre il prezzo della
benzina e dei
carburanti in generale cresce a dismisura perchè le
compagnie petrolifere non sono disposte a ridurre i propri pr
ofitti. Questa è la realtà: quella cioè di una mondo che pretende di cancellare il valore del lavoro, dell’istruzione, della formazione, della cultura, della partecipazione per imporre la
logica del profitto a qualsiasi costo e unidirezionale. Purtroppo, e la differenza non è di poco conto, al governo del
Paese c’è un
ceto e non una
classe politica per cui occorre mantenere alto il livello di vigilanza democratica se non vogliamo rischiare di ricadere negli errori, gravi, del nostro passato, ma senza avere la forza e il coraggio di opporsi e di contrastare questo perverso sistema che ci impone le sue regole e ci uccide addirittura con la logica del “
consenso informato“!