Continua la querelle tra Marica Esposito dell’IDV e Flora Beneduce
VICO EQUENSE – Non accenna a placarsi lo scontro politico tra la dottoressa Flora Beneduce e Marica Esposito responsabile locale dell’Italia dei Valori che ha diffuso una nota alla stampa relativa alla diffida legale notificatagli dalla Beneduce e dal marito il dr. Armando De Rosa con la quale le chiedono di rimuovere dal sito del partito una nota pubblicata dalla Esposito in occasione delle elezioni regionali e ritenuta offensiva. Pubblichiamo la lettera di Marica Esposito e nello stesso tempo rileviamo che la richiesta della dott.ssa Beneduce abbia un legittimo fondamento se si considera che le vicende politico-giudiziarie che hanno riguardato il marito non possono puntalmente essere riprese per contestare e mortificare il suo impegno politico quale dirigente del PDL. Lo stesso dicasi per considerazioni che esorbitano da valutazioni di tipo politico e che finiscono soltanto col favorire l’ulteriore imbarbarimento della politica. Il confronto e anche lo scontro i protagonisti della politica, a tutti i livelli, lo animino pure ma senza coinvolgimenti di terzi la cui storia e la cui condotta, a meno di evidenti e provate interferenze, non può e non deve condizionare l’operato di chi è in prima linea. Ciò sempre e soltanto per amore della verità e lasciando ai lettori il giudizio sui fatti e sulle persone.
Questo il testo della nota diffusa da Marica Esposito: “Ho ricevuto una intimazione e diffida dalla dott.ssa Flora Beneduce e dal marito dott. Armando De Rosa, tramite il loro avvocato, affinchè tolga dal sito www.idvpenisolasorrentina.it (dalla pagina www.idvpenisolasorrentina.it/?p=643) la “Lettera Aperta” da me scritta prima delle elezioni regionali di Marzo 2010, perché il contenuto di una frase contenente il <<richiamo di vicende vetuste nel tempo e che nulla hanno a che vedere con l’esperienza politica che la dott.ssa Beneduce sta svolgendo>> è stato ritenuto <<lesivo dell’onore e della reputazione del dr. Armando De Rosa>> e della consorte. Inoltre, gli stessi si appellano al fondamentale diritto della persona al <<“diritto all’oblio”, ossia il diritto di ogni persona coinvolta in un procedimento penale, divenuto fatto di cronaca, ad essere dimenticata dopo che è trascorso un certo periodo di tempo>>. Nella medesima diffida, però, è riportata una sentenza di Cassazione che definisce il diritto di cronaca quale diritto che <<giustifica intromissioni nella sfera privata dei cittadini soltanto allorquando possano contribuire alla formazione di una pubblica opinione su fatti oggettivamente rilevanti per la collettività>>. Questi i fatti. Allora consentitemi, delle due l’una: da un lato vengo accusata di aver riportato agli onori della cronaca episodi lontani nel tempo, dall’altro loro stessi affermano che tali fatti possono essere importanti nella formazione di una pubblica opinione. Mi domando, a questo punto, se i cittadini hanno diritto di crearsi una opinione fondata sulla conoscenza delle persone che si propongono quali loro rappresentanti politici o debbano votare a scatola chiusa, solo su impressioni indotte in campagna elettorale!? Nel caso di specie, dunque, se pure ho evidenziato situazioni giudiziarie passate, relative al dott. De Rosa, tanto è stato provocato dal fatto che su internet si trovano tutta una serie di articoli dei principali quotidiani italiani, che vanno dal 1987 al 2010, nei quali sono riportate tutte le vicende giudiziarie che hanno interessato l’allora assessore regionale alla sanità, così come quelle di tanti altri illustri esponenti della prima repubblica: in tali articoli, anche di quest’anno, vengono richiamate le confessioni rese dal dott. De Rosa e le accuse che egli rivolse ad altri politici. Notizie riportate di nuovo in auge, nella pagina politica, proprio dalla decisione della moglie, dott.ssa Beneduce, di candidarsi nella stessa lista in cui era candidato il figlio del politico accusato proprio dal marito. Fatti questi non contestabili, neanche dall’esito dei lunghi iter giudiziari successivi. Di fatto non capisco come una candidata alla Regione Campania ed attivista del PDL, quotidianamente protagonista su internet e sulla carta stampata di iniziative in ogni campo dello scibile umano, ed un consigliere comunale possano appellarsi al “diritto all’oblio”; soprattutto dato che, nella lettera aperta da loro censurata, si riferiva soltanto di una “condivisione di fortune economiche e di esperienze positive ed anche negative relative alla carriera politica del dott. De Rosa”: anche questa circostanza inconfutabile, che la stessa dott.ssa Beneduce cita espressamente nel suo sito personale sul web, riferendo della “privilegiata posizione economica e sociale” sua e di suo marito. E qui, se me lo consentite, siamo giunti alla critica politica, legittimata dalla libertà di espressione costituzionalmente garantita e che in “un sistema democratico trova uno dei suoi fondamenti proprio nella libertà dei cittadini di criticare l’operato di chi esercita un pubblico potere” (frase tratta da una sentenza della Cassazione penale). Anche se non sono certo esperta nel campo, ho grandi difficoltà a capire come qualcuno che intenda rappresentare migliaia di persone che, tra l’altro, l’hanno votata al Consiglio Regionale come la dott.ssa Beneduce, ed un candidato a sindaco nelle ultime elezioni amministrative di Vico Equense ed attuale consigliere comunale, come il dott. De Rosa, possano invocare il diritto ad essere dimenticati, o meglio il diritto a far dimenticare agli altri alcuni aspetti della propria vita, che, sicuramente, hanno contribuito alla propria formazione, alla propria maturazione, ed alle attuali scelte politiche. L’IDV ha imposto ai suoi rappresentanti politici di pubblicizzare il proprio curriculum vitae, poiché gli elettori devono sapere chi vanno a votare, che cosa hanno fatto in passato e come intendono affrontare le scelte per conto degli elettori e di tutti i cittadini. Credo che il “diritto all’oblio” non possa essere assolutamente richiesto da chi si offre come personaggio pubblico che intende partecipare attivamente ad amministrare la cosa pubblica. Immagino che chi intenda ricorrere all’oblio si ritiri a vita privata e non si candidi quale rappresentante del popolo. Ciò, chiaramente, vale per tutti e non soltanto per la dott.ssa Beneduce ed il dott. De Rosa. Allo stesso modo credo che già solo il fatto di intimare l’eliminazione dal web di una lettera aperta perché <<trattasi di uno strumento (un sito internet) molto più diffusivo e invasivo perfino del giornale su carta stampata>> da parte di altri, quando è il mezzo comunicativo preferenziale scelto dalla stessa dott. Beneduce per la propria propaganda, in taluni casi anche molto accesa e critica nei confronti di altri esponenti politici, come nel caso di specie – dato che la lettera aperta in questione era scaturita in seguito a reiterati attacchi al presidente dell’IDV Di Pietro ed al partito stesso, del quale sono una rappresentante istituzionale, essendo vice coordinatrice della sede di Vico Equense e componente del coordinamento Provinciale – sia un espediente piuttosto bizzarro per arrogarsi il diritto di fare ciò che non si vuole facciano gli altri. Infine gli stessi intimanti, dott.ssa Beneduce e dott. De Rosa, ci tengono a precisare che <<in relazione alle citate notizie neppure si potrebbe rivendicare un diritto di “storia”, in quanto non può del pari sfuggire, che la “Storia” si fa con la Politica, la Cultura e l’Economia di un Paese e non certo con la cronaca giudiziaria, che per sua stessa natura dura lo spazio di un mattino>>. Allora consentitemi di dire che quegli episodi, velatamente citati nella mia lettera aperta alla dott.ssa Beneduce di Marzo 2010, al di là di condanne o proscioglimenti che attengono alla sfera giudiziaria, sono stati fatti che hanno inciso nella Politica, nella Cultura e nell’Economia della Campania degli ultimi 20 anni, e che sono state le cause pregresse di ciò che è ora lo stato della Sanità, della Politica, della Cultura e dell’Economia in Campania e non solo”.